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Premesse Storiche
Morenica si ripromette di riportare in auge l’expertise piemontese nei ratafià di frutta di cui si hanno ampi cenni produttivi sui manuali di cuochi di corte e liquoristi a partire dalla metà dell’Ottocento.
Fra questi possiamo citare Il Confetturiere Piemontese, pubblicato nel 1790, che racchiude tutte le ricette della cucina casalinga popolare e borghese. In particolar modo si citano dolci, creme, sciroppi e conserve con more di rovo ed ampole (lamponi).
Questo testo, così come il successivo Trattato di cucina, pasticceria e confettureria del 1854, a cura di Giovanni Vialardi, cuoco reale al servizio di Carlo Alberto, certificano questo primato produttivo, riconosciuto anche da testi coevi di autori francesi ed inglesi. In queste pagine si leggono decine di ricette, fra marmellate e liquori, con frutti rossi, fra cui lamponi, ribes, mirtilli, more e casside (cassis).
Un patrimonio culturale che andava sicuramente riscoperto.
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La Missione
L’azienda nasce a Moncrivello, nel cuore dell’anfiteatro morenico di Ivrea, i cui terreni vocati sono da oltre trent’anni la dimora delle piante di mirtillo, lamponi e more.
Qui vengono raccolti dalla Mirbì, azienda a conduzione biologica certificata, a perfetta maturazione e portati immediatamente in distilleria per la lavorazione.
Un metodo che impone più passaggi nel campo per selezionare i frutti migliori per darvi il meglio ogni volta.
Per la produzione dei liquori si impiegano mediamente 50 chili di frutta per la produzione di lotti di 300 bottiglie, pari alla capacità dei nostri maceratori.
In etichetta troverete il numero di bottiglie prodotte che saranno direttamente proporzionali alla frutta raccolta nei campi.
La produzione è affidata ad una distilleria locale la Revel Chion che dal 1850 è conosciuta in Piemonte e nel mondo per la produzione delle sue grappe, e che ha nei liquori di frutta un altro fiore all’occhiello.
Lunghe macerazioni, normalmente quasi un mese e mezzo, sono necessarie per estrarre senza fretta i profumi. Al termine procediamo con un’aggiunta minima di zucchero e spezie, in ossequio alla tradizione.
Abbiamo deciso di non utilizzare polpe o preparati per dare modo al consumatore di leggere l’annata, come quando si produce il vino. Pertanto nella nostra frutta c’è solo il lavoro della pianta che non viene forzata nella produzione.
Il vetro è proveniente dal riciclo ed è per questo che troverete qualche difetto nelle bottiglie, ed una volta terminato il liquore può essere riutilizzato come oliera.
Il riciclo è importante ma, come filosofia di vita, lo è ancora di più il riutilizzo che non implica l’impiego di altra energia per la produzione.
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L’ATTENZIONE AGLI INSETTI IMPOLLINATORI ED IL RISPETTO DEI TEMPI DELLA NATURA
Il progetto Morenica Liquori si inserisce all’interno di un altro, molto importante a livello etico e culturale, chiamato I sentieri del miele e del piccolo frutto che ha come obiettivo la salvaguardia degli insetti pronubi e la valorizzare un territorio unico, il Canavese.
https://www.facebook.com/ISENTIERIDELMIELEEDELPICCOLOFRUTTO
Il Consorzio di Tutela del Piccolo Frutto promosso dalla Mirbì, lavorando in collaborazione con I Sentieri ha messo in atto un percorso virtuoso recuperando terreni incolti e boschivi per riconvertiti alla coltivazione di queste bontà in coabitazione con erbe mellifere seminate fra i filari o a delimitarne i bordi.
Tutti i campi hanno conduzione biologica, con pacciamature di canapa per evitare la crescita di erbe infestanti mentre per avere sempre acqua pulita, priva di diserbanti o altre sostanze chimiche di rilascio, è stato scavato un pozzo di 90 metri per poter irrigare in tutta sicurezza, assicurando al contempo sempre un ottimo raccolto.
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LA COERENZA, PRIMA DI TUTTO.
Morenica liquori per essere coerente con il progetto che nasce nel campo, ha deciso di utilizzare per la produzione dei suoi liquori alcol di cereali biologico, carta per le etichette e bottiglie in vetro riciclato, pertanto ci scusiamo se non tutte saranno perfette. L’unico elemento plastico è il tappo poiché al momento non siamo riusciti a reperirne uno di materiale naturale.
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I NOMI DEI NOSTRI LIQUORI
Violante, il liquore ai mirtilli, è un omaggio alla principessa Violante di Valois, italianizzato in Jolanda, che visse e morì a Moncrivello nel 1434 ed il cui nome è fortemente legato alle vicende del nostro castello. Violante ci piaceva molto anche perché ricorda il colore dei mirtilli.
Ida, il liquore ai lamponi, è legato alla ninfa che si punse con le spine di questo rovo e colorò con il suo sangue i frutti, originariamente bianchi, di cui Zeus era ghiotto.
Sofia, il liquore alle more, è un gioco. Dopo due prodotti dai richiami culturali ci voleva un po’ di buon umore. Per noi Sofia Loren è la più bella delle more e quindi abbiamo deciso di chiamarlo così.
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CONSIGLI DI CONSUMO
I prodotti vanno soprattutto assaporati in purezza, freschi di frigo per apprezzarne la fragranza.
Si prestano anche alla preparazione di cocktail semplici, uniti ad un bicchiere di spumante o con bevande sodate per gustosi dissetanti.
Violante, il liquore al Mirtillo si esalta in abbinamento con il rum, in un prezioso Daiquiri, mentre Ida il liquore al Lampone diventa un ingrediente fondamentale per creare alcune ricette famose della miscelazione storica, come il Clover Club o lo Skywasser, infine il Sofia il liquore alla Mora sarà protagonista nel Bramble.
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LA STORIA MODERNA
Se il Piemonte ebbe un ruolo importante nei ratafià di frutti rossi non fu da meno nella loro coltivazione. Nella prefazione della terza edizione del 1986 del libro di Giuliana Gay Eynard a firma di Italo Eynard “La coltivazione del mirtillo” leggiamo:
I mirtilli americani, introdotti in Italia nel 1963 a cura dell’ Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Torino, presentano particolare interesse per quei terreni che, a causa dell’eccessiva acidità, difficilmente si presterebbero ad altre colture.
I terreni in questione, per la partenza della sperimentazione, vengono individuati sulle colline che circondano il Lago di Viverone, che dista pochi chilometri da Moncrivello.
La definitiva consacrazione commerciale avverrà negli anni Novanta anche sulla spinta di un rinnovato interesse commerciale che lancia sul mercato nuovi succhi fra cui quello al mirtillo che riscuote grande successo anche per le implicazioni salutistiche che propone.
Il ritorno di una fascia importante di consumatori ai rimedi naturali, la ricerca di un’alimentazione corretta ed importanti studi medici sui principi attivi, utili alla cura di diversi disturbi della micro circolazione, aumentano la richiesta di prodotto.
Vengono avviate altre coltivazioni fra le quali si distingue l’azienda Mirbì che nel 1990 impianta a Moncrivello i primi ettari di mirtilli prima di allora conosciuta solamente per l’ottimo Erbaluce e la coltivazione del mais.
Vengono scelti campi ottimamente esposti lungo l’anfiteatro morenico e con suoli acidi, sciolti, ricchi di sostanza organica, diventando capofila del progetto di rivalutazione del piccolo frutto.